Lo ha affermato il senatore statunitense Orrin Hatch poche ore prima della pubblicazione del rapporto statunitense che dipinge un quadro cupo sullo stato della libertà religiosa nel mondo

La libertà religiosa non può essere data per scontata. Sono le secche parole pronunciate da Orrin Hatch, senatore repubblicano degli Stati Uniti, al gruppo di difensori della libertà religiosa, ambasciatori e rappresentanti del Congresso, riuniti il 29 aprile per la XIII Cena annuale sulla libertà religiosa, a Washington, DC.

“Questi sono tempi difficili per la libertà religiosa, sia qui in America sia in tutto il mondo”, ha continuato il sen. Hatch, relatore principale della serata. Nel suo discorso ha descritto le forze sociali, politiche e giuridiche che stanno ri-plasmando la libertà religiosa, una volta considerata un diritto umano fondamentale e inviolabile, ma diventato ora “solo un altro” dei tanti diritti in competizione all’interno della società.

Hatch ha parlato anche del recente aumento della violenza religiosa ad opera di gruppi come Boko Haram in Nigeria, e la situazione delle minoranze religiose in luoghi come Tagikistan, Iran, Arabia Saudita, Cina e molti altri paesi.

Il discorso di Hatch si è però concentrato sulle preoccupazioni più vicino a casa. Citando una serie di sentenze della Corte Suprema e ripercorrendo le recenti azioni legislative, Hatch ha affermato che la questione della libertà religiosa sta diventando sempre più divisiva nella politica e nella società americana. Ha ricordato la sua esperienza, 20 anni prima, in qualità di uno dei principali promotori, nel 1993, del Religious Freedom Restoration Act, legge volta a rafforzare i diritti di libertà religiosa. Allora questa normativa aveva generato un livello di sostegno bipartisan a Washington senza precedenti. Ma oggi, per Hatch, sarebbe quasi impossibile che una simile legislazione possa passare.

Il senatore ha poi provocato una standing ovation quando ha affermato: “La libertà religiosa è un diritto inalienabile che non viene dal governo, ma da Dio stesso. Se l’eterna vigilanza è il prezzo della libertà, allora non c’è libertà che valga tale prezzo”.

Le parole del senatore Hatch sono arrivate poche ore prima della pubblicazione del nuovo rapporto statunitense che ha dipinto un quadro cupo dello stato della libertà religiosa nel mondo. Nel suo rapporto annuale, la Commission International Religious Freedom degli Stati Uniti (Uscirf) documenta gli abusi della libertà religiosa in 33 paesi, rivelando quella che definisce una “crisi umanitaria alimentata da ondate di terrore, intimidazioni e violenza”.

Elizabeth Cassidy, vice direttore per la politica e la ricerca presso l’Uscirf, era presente alla Cena della Libertà Religiosa. Alla domanda su quali tendenze del rapporto evidenzierebbe, ha indicato il preoccupante aumento della violenza religiosa perpetrata dai cosiddetti “attori non statali”, come Isis e Boko Haram, ma ha anche evidenziato il vasto movimento di persone in fuga dalle zone dove sono in atto conflitti religiosi. Il rapporto Uscirf stima che lo scorso anno circa 13 milioni di persone provenienti da paesi che vanno dalla Siria, alla Repubblica Centrafricana, all’Afghanistan e alla Birmania, sono stati costretti a lasciare le loro case per la paura della violenza a sfondo religioso.