Le società occidentali vanno verso una radicale trasformazione del concetto di famiglia; nel panorama variegato delle chiese cristiane evangeliche sorte nella tradizione del protestantesimo vi sono chiese favorevoli sul piano sostanziale e legale a queste trasformazioni, mentre altre, sulla base di una propria ermeneutica biblica, ritengono che vi sono dei principi fondamentali a cui un modello di famiglia deve ispirarsi. Ciò comporta che la coppia da cui prende la mosse la formazione di una famiglia è formata da un maschio e una femmina, uniti nel vincolo del matrimonio. “Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse: «Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne?» Cosi non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l’uomo non lo separi”. (Matteo 19, 4-5)
La discussione al Senato del DDL presentato dalla senatrice Monica Cirinnà sembra poggiata sulla necessità legislativa di riconoscere i diritti civili a famiglie di fatto che per scelta etico/giuridica non hanno contratto il matrimonio, ma appare evidente che il progetto di legge in questione esuli dalla semplice regolamentazione della convivenza di due persone. Infatti, nella legge è chiaramente posta anche la questione della legittimazione delle coppie dello stesso sesso sia in relazione ai diritti civili che per quanto riguarda lo status famigliare. Tra i nodi difficili da sciogliere e contenuti nel disegno di legge c’è, inoltre, l’estensione alle coppie omosessuali della possibilità di accedere alla cosiddetta “stepchild adoption” (l’adozione non legittimante del figlio biologico o adottivo di uno dei due partner da parte dell’altro, che di fatto diventa il secondo genitore).
Premesso che la commissione teologica della Federazione delle chiese pentecostali sta elaborando un documento che illustrerà la posizione teologica della FCP sul tema della famiglia e dunque anche la propria visione teologica/antropologica e sociale sulla stessa, al momento essa ritiene che la legge non debba avere come secondo fine la parificazione dei patti di convivenza e delle unioni civili con il matrimonio omosessuale e che soprattutto non debba assecondare quella che da più parti è definita come una vera e propria rivoluzione antropologica rappresentata dalla “stepchild adoption”. L’adozione dei bambini in coppie dello stesso sesso rischia di incoraggiare nuove forme di sfruttamento della vita in cui il desiderio e l’egoismo individuale diventano criterio etico-politico assoluto. Lo sviluppo di un mercato di impianti embrionali selezionati pone il problema etico sulla sovranità del consumatore e la violazione dei diritti dei più deboli nel nome di una concezione umanitaria che pone la soddisfazione del bisogno individuale come valore supremo.
Il DDL Cirinnà, nella sua attuale conformazione giuridica, pone una serie di limitazioni dei diritti in gioco tra le parti. Primo in assoluto il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà e il diritto di un bambino a conoscere le proprie radici biologiche. Seconda questione non meno importante è l’incoraggiamento surrettizio al ricorso alla maternità surrogata che è una pratica già vietata nell’attuale legislazione italiana; tale ricorso sottende l’eventuale mercificazione del corpo da parte di donne in stato di debolezza economica in quanto poste nella condizione di noleggiare il proprio utero per dare “ospitalità” ad un embrione fecondato. Si allargano poi le questioni giuridiche provocate da un contratto che costringe la donna stessa a cedere il bambino e rinunciare al suo diritto genitoriale. Ci sembra che i problemi etico/giuridici derivanti da questa prospettiva siano di gran lunga maggiori di quelli che il DDL intende risolvere.
Per evitare questa deriva la F.C.P. auspica la non approvazione del testo della legge che nello stato di fatto annulla la specificità del matrimonio ed equipara a tutti gli effetti le unioni civili al matrimonio stesso. Le problematiche legate ai diritti delle coppie dello stesso sesso e le relative questioni collegate all’infanzia possono semmai essere ricondotte alle libere scelte di individui nell’ambito di contratti privatistici alla presenza di un testimone qualificato per la tutela dei diritti di coabitazione, ereditarietà e mutua assistenza.
a cura della segreteria FCP