Accelerata del consiglio regionale sulla norma che vieta l’edificazione di nuovi edifici di culto non cattolici

Non tardano a presentarsi anche da noi in Italia le conseguenze dell’attentato parigino alla redazione di Charlie Hebdo. La regione Lombardia proprio ieri ha annunciato un’accelerazione nell’iter che dovrà portare, secondo gli estensori, ad una legge che vieti la costruzione di nuovi edifici di culto per religioni e confessioni non cattoliche. Lo ha dichiarato il presidente della commissione Territorio della regione Alessandro Sala, leghista; ma quella che viene genericamente e per semplificazione definita legge anti moschee andrà in realtà a danneggiare anche le altre confessioni. Proprio in questi giorni la commissione preposta sta ascoltando i rappresentanti delle varie comunità (ebraica, evangeliche, islamica) per fare il punto della situazione. La decisione in realtà pare già presa e grazie alla maggioranza di centro-destra presente in consiglio regionale, l’auspicio dei proponenti è di vedere il varo della nuova norma già entro gennaio. Tutta questa fretta, dettata da meri fini elettorali, nasce dalla volontà di batter il ferro finché è caldo (l’ondata emozionale legata alle vicende francesi), ma prima ancora vede la luce in contrapposizione al bando lanciato dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia, questa volta per la costruzione di nuovi luoghi di culto per confessioni differenti da quella cattolica. Due visioni opposte, in antitesi, per affrontare un tema di stretta attualità, e di civiltà. La regione si chiude in se stessa, mentre il Comune più popoloso e importante sul suo territorio apre un bando in direzione opposta. Vengono in mente le parole del premier norvegese all’indomani della strage di 92 giovani a Utoya, nel 2011: «Risponderemo a questa enormità del male con maggiore democrazia, maggiore umanità ancora, più di quanto già ci siamo abituati a fare».